C’è molto della metafisica storica nell’opera di Claudio Rolfi e sono palesi i maestri cui si ispira, De Chirico, Casorati e Carrà; c’è però anche quel tentativo, della seconda metafisica, di adeguarsi, pur rimanendo sé stessa, alla contemporaneità stretta che lo accomuna in qualche modo ai più storicizzati per anagrafe Fabrizio Clerici, Claudio Bonichi, Gianfranco Ferroni, o anche ai sui quasi- pari-età Nunziante e Giuseppe Modica.
C’è, inoltre, la sapienza del realismo che gli fa prediligere, da ultimo, scorci di periferie urbane alla Sironi, un realismo cosiddetto “sintetico” che per certi versi ricorda la rarefazione e il non finito di un coetaneo come Giorgio Ortona, o di un più giovane Bernardo Siciliano che ha smesso di essere tout court un realista.